La privacy dei minori: riflessioni sullo sharenting e l’importanza di un uso consapevole dei social media

4 Febbraio 2025

Tempo di lettura: 3 min.

Con la diffusione delle tecnologie digitali, cresce anche il ruolo dei social media come veicolo di condivisione della propria vita quotidiana. Tra cui, non di rado, compaiono immagini e video dei propri figli, una pratica nota come sharenting – termine che nasce dalla fusione delle parole inglesi “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità). 

Ma quali sono i rischi di questa abitudine apparentemente innocua? Per rispondere a questa domanda, il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha lanciato una campagna di sensibilizzazione con il messaggio chiaro: “La sua privacy vale più di un like”.

Lo spot ufficiale, in onda in questi giorni, e disponibile sui canali social del Garante, mira a educare genitori e docenti sull’importanza della protezione dei dati personali dei minori. Attraverso un tono ironico ma incisivo, il video mette in scena un’aula scolastica in cui gli adulti vengono invitati a riflettere sui pericoli derivanti dalla pubblicazione online di contenuti che coinvolgono i bambini. 

 

Cosa si intende per sharenting e perché è un problema

Lo sharenting, come sottolinea il Garante, può avere ripercussioni significative sull’identità digitale e sullo sviluppo psicologico dei minori. Ogni immagine pubblicata contribuisce a creare una sorta di “impronta digitale” che resterà per sempre nel cyberspazio, esponendo i bambini a rischi che vanno dal furto d’identità alla possibile diffusione inappropriata delle loro immagini, fino all’utilizzo su siti con contenuti illeciti. Una volta pubblicato, un contenuto sfugge al controllo diretto e può essere scaricato, condiviso o manipolato.

Secondo il Garante, è fondamentale che i genitori riflettano attentamente prima di pubblicare contenuti che riguardano i propri figli. La protezione della privacy dei minori è un diritto sancito da normative nazionali e internazionali, tra cui il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), che attribuisce particolare importanza alla tutela dei soggetti più vulnerabili.

 

Consigli per genitori e docenti su un uso consapevole dei social media

Il primo passo per ridurre i rischi legati allo sharenting è adottare un approccio consapevole e responsabile. Per i genitori, questo significa valutare attentamente quali contenuti pubblicare, chiedendosi se tali immagini o video possano in qualche modo ledere la dignità o la sicurezza del bambino. La condivisione online non è mai “privata”, anche quando si utilizzano impostazioni di privacy restrittive. Inoltre, tutti i genitori dovrebbero aggiornarsi costantemente su come proteggere online la sicurezza dei propri figli, documentandosi, confrontandosi tra loro e magari seguendo qualche corso specifico, come quello di NeoConnessi dedicato alla genitorialità digitale.

Per i docenti, il ruolo educativo è cruciale. Promuovere l’educazione digitale nelle scuole significa sensibilizzare gli studenti e le loro famiglie sui rischi legati alla sovraesposizione mediatica. In classe, è possibile organizzare incontri dedicati alla protezione dei dati personali, magari invitando esperti o utilizzando materiali didattici forniti NeoConnessi. È inoltre importante adottare buone pratiche, come richiedere sempre il consenso informato prima di utilizzare immagini degli studenti in contesti scolastici o pubblicitari.

 

Buone pratiche per proteggere la privacy dei minori

Per approfondire il tema, il Garante ha messo a disposizione una serie di risorse e linee guida. Ad esempio, è possibile consultare la pagina dedicata al tema Sharenting sul sito del Garante Privacy, dove sono spiegati i principali rischi e le soluzioni per mitigarli.

Ecco alcune raccomandazioni utili sia in ambito familiare sia scolastico:

  • Ridurre al minimo la condivisione di immagini: Pubblicare foto o video solo quando strettamente necessario, evitando contenuti che possano mettere a disagio i minori in futuro.
  • Utilizzare impostazioni di privacy avanzate: Limitare la visibilità dei post a un ristretto gruppo di persone fidate.
  • Non condividere dati personali: Evitare di pubblicare informazioni che possano identificare il bambino, come nome, età, indirizzo o scuola frequentata.

 

Lo sharenting a casa e a scuola: un dialogo necessario

Un aspetto spesso trascurato è il dialogo all’interno della famiglia. Coinvolgere i propri figli nelle decisioni relative alla loro presenza online è un atto di rispetto e un’opportunità per educarli a un uso responsabile dei social media. Chiedere il consenso dei bambini, quando possibile, li aiuta a sviluppare una maggiore consapevolezza dell’importanza della privacy e delle conseguenze delle loro azioni digitali. 

Allo stesso tempo, è importante che i genitori diano il buon esempio, dimostrando che la protezione della propria vita privata è una priorità. Ciò significa anche limitare il tempo trascorso sui social media e promuovere attività offline che rafforzino i legami familiari.

Il primo passo è dunque siglare un contratto di famiglia per un buon uso del digitale: stabilire regole condivise e adottare buone pratiche online, mantenendo alto il benessere digitale di tutti i membri della famiglia e creando un ambiente protetto per esplorare il mondo digitale insieme.

Ma anche in ambito scolastico è fondamentale promuovere un dialogo consapevole sullo sharenting e sull’uso responsabile dei social media. Coinvolgere gli studenti in discussioni aperte su come gestire la propria presenza online è un’opportunità per educarli al rispetto della privacy e alla consapevolezza digitale.

I docenti possono svolgere un ruolo chiave, non solo fornendo esempi positivi, ma anche utilizzando le risorse disponibili su NeoConnessi. Qui troveranno materiali dedicati per approfondire temi come la sicurezza online, il cyberbullismo e le buone pratiche digitali. Questo approccio non solo tutela gli studenti, ma promuove anche un uso consapevole delle tecnologie come parte integrante del percorso educativo di tutta la classe.

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