In questi giorni la campanella del primo giorno di scuola sta suonando per tutti – per qualcuno prima, per altri con maggior tranquillità. Dopo ormai un anno e mezzo di didattica a distanza, mista o integrata è naturale avere qualche incertezza riguardo al nuovo anno scolastico, per quanto le intenzioni del Ministero dell’Istruzione privilegino la “sana e vecchia” scuola in presenza.
Ma questo lungo periodo di contatti online, apprendimenti a distanza e computer accesi per molte ore nelle case di ogni famiglia con un figlio in età scolastica ha comunque in qualche modo modificato il nostro rapporto con la tecnologia.
Fra luci e ombre, delusioni ed entusiasmi, ecco cinque cose che possiamo affermare di avere imparato e che possono essere una piccola certezza per il prossimo anno.
1) Le piattaforme scolastiche hanno svolto discretamente il proprio compito
Pur con qualche difficoltà iniziale e costanti dubbi rispetto alla sicurezza e alla tutela della privacy, nella maggior parte delle scuole d’Italia sono state utilizzate piattaforme scolastiche. I docenti potevano caricare lezioni, presentazioni e materiali integrativi, gli studenti inserivano i propri compiti, vedevano le correzioni e intessevano una relazione costante in qualunque situazione.
Possono esserci state criticità e problemi, ma l’utilizzo di una piattaforma, magari anche solo quella integrata con il “registro scolastico” dell’Istituto, è diventata stabilmente parte della strumentazione didattica a scuola. E non solo: molti ragazzi (ma anche i loro genitori) hanno apprezzato piattaforme per imparare le lingue straniere, o per approfondire conoscenze e interessi.
Possiamo augurarci che -in classe o a casa- continuino a essere utilizzate.
2) Compiti in classe e interrogazioni a distanza? Rimandati a settembre
A detta degli insegnanti, i genitori che apparivano da sotto il tavolo o di cui si sentiva la voce in lontananza per suggerire le risposte ai figli durante le interrogazioni non sono mancati. Verificare che i ragazzi non copiassero o si passassero le risposte nei compiti scritti si è dimostrato molto complesso.
Allo stesso modo, le richieste di tenere una doppia telecamera accesa durante le interrogazioni – una su di sé e una sullo schermo del proprio computer – per verificare che lo studente non copiasse, o ancora effettuare test completamente in digitale, magari con il cronometro che scorre e senza poter “navigare” fra le domande, ma dovendo rispondere secondo un ritmo prestabilito, non hanno favorito la fiducia tra docenti, alunni e famiglie.
E’ un argomento ancora caldo, ma una cosa possiamo dire di averla imparata: le modalità di valutazione delle conoscenze e delle competenze degli studenti non possono essere le stesse in presenza e online. Le condizioni sono differenti, ed è necessario trovare una via adeguata per la didattica digitale.
3) Giocare online con i propri amici non è un male
Il dibattito fra genitori ed esperti su quanto sia giusto o meno permettere ai propri figli di giocare in rete, con altre persone ha subito una svolta: stare online, chattare e gareggiare con i propri amici non è sbagliato, soprattutto in un momento storico in cui le relazioni -necessariamente e malgrado i desideri dei nostri figli- passano attraverso il web e non è possibile incontrarsi in presenza.
Possiamo adesso approfondire il discorso ragionando su quanto possano stare online, sulle modalità, sulla eventuale sorveglianza dei genitori, su cosa possa essere adatto a un bambino di nove anni o a uno studente di sedici, ma non possiamo mettere in dubbio che le relazioni amicali possono passare anche attraverso la rete.
4) Le piattaforme di streaming possono aiutarci a superare la mancanza del cinema
Serve cautela, certamente, e regole ben precise. Il binge-watching è un rischio reale, e spesso è necessario monitorare il tempo che si passa a guardare film per non eccedere. Ma è indubbio che le piattaforme di streaming negli ultimi cinque anni abbiano rivoluzionato il modo di vedere film e telefilm (e anche come vengono progettati e realizzati). Possiamo selezionare film per tutta la famiglia, vedere (alcune) novità, prodotti pensati per il piccolo schermo o vecchi film precedentemente difficili a trovarsi. Diverse piattaforme hanno poi messo a disposizione degli utenti in luoghi diversi una funzione per condividere pensieri e messaggi durante la visione del film, come se fossero nella stessa stanza. Per quanto sia difficile conoscere i dati reali guardare un film in streaming è diventata una nuova abitudine, con cui il mercato cinematografico dovrà fare i conti.
5) Anche il nonno più “boomer” pur di vedere i nipotini impara a fare videochiamate con qualsiasi mezzo a disposizione
Non lo avremo mai detto: il nonno che ci chiedeva come modificare le impostazioni del suo vecchio Nokia 3310 adesso è in possesso di un tablet nuovo fiammante che usa per videochiamare i nipotini lontani con Skype, Zoom o Google Hangout. Dimostrazione del fatto che, quando c’è una valida motivazione, non c’è età, cultura o ambiente che tenga: si può imparare qualsiasi cosa.
Più 1) Monitorare e gestire il tempo online
Gli aspetti positivi del digitale sollecitano d’altro canto delle attenzioni.
Una, comune a diverse attività, è la necessità di monitorare strettamente il tempo online (e non solo).
Mentre le attività in presenza spesso hanno una durata, un luogo dove si tengono e dove è necessario recarsi per poi uscirne, online i confini non sono così definiti. Quando guardiamo un telefilm su Netflix o Prime, nel momento in cui termina una puntata automaticamente inizia la successiva e non abbiamo nessuno stimolo per andarsene.
La stessa cosa vale per la vita sociale: se non siamo obbligati a vedere le persone dal vivo, andando a scuola o a lavorare, probabilmente ci sveglieremo più tardi, ci vestiremo con meno attenzione, gestiremo le cose da fare con minore attenzione ai ritmi. I disturbi del ritmo sonno-veglia sono cresciuti nel periodo dei lockdown.
Più 2) Nessun strumento digitale va bene per qualsiasi scopo
Se affermiamo che alcune funzioni dei dispositivi digitali possono rappresentare uno stimolo per i nostri ragazzi, dobbiamo tenere conto che non tutti gli strumenti sono adatti per fare qualunque cosa. Seguire una lezione con un PC è più coinvolgente che farlo attraverso un cellulare, oppure un tablet può essere più adatto per prendere appunti, mentre per leggere uno schermo e-ink è più utile. E ricordarsi -soprattutto se si è insegnanti- che il digital divide esiste, e molti studenti usano ciò che hanno a disposizione, e non ciò che sarebbe più adeguato per loro.