I nostri esperti
FEDERICO TONIONI
Papà, psichiatra e psicoterapeuta
Si occupa di dipendenze patologiche e adolescenti difficili, ha fondato e dirige il primo Centro Pediatrico Interdipartimentale per la Psicopatologia da Web presso la Fondazione Policlinico Gemelli di Roma. Tra le sue pubblicazioni “Cyberbullismo: Come aiutare le vittime e i persecutori”, edito da Mondadori.
FEDERICO TADDIA
Papà e divulgatore scientifico
Giornalista, autore, conduttore radiofonico e televisivo, tra gli altri programmi conduce su Radio24 “I Padrieterni” e il podcast “Terra in vista – La scienza e la tecnologia spiegate a mio figlio”. Collabora con il quotidiano La Stampa e con Topolino. Scrittore prolifico, negli anni ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il Premio “Andersen” per la divulgazione scientifica e il premio “Alberto Manzi” per la comunicazione educativa.
ROSY NARDONE
Mamma, docente e pedagogista
Insegna presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, membro del Centro di ricerca su Media e Tecnologie (CeMET) e del Centro Studi sul Genere e l’Educazione (CSGE). Tra i principali interessi: tecnologie in famiglia, videogiochi e processi socio-educativi e di apprendimento, new media literacy, nuove tecnologie e ambienti educativi.
VANIA ZADRO
Mamma e docente
Docente di scuola primaria, animatrice digitale e formatrice sull’uso didattico delle tecnologie. Ideatrice di giochi e attività da svolgere in classe per valorizzare le opportunità offerte dalla connessione in rete con lo sguardo prioritario alla sicurezza della navigazione, alla netiquette e alla privacy.
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FAQ
Con i bimbi più grandicelli possiamo usare Google Earth per esplorare il mondo intero dall’alto con immagini satellitari, edifici in 3D di centinaia di città e rilievi 3D dell’intero pianeta. E se vogliamo sfidare i compagni? C’è Ruzzle per giocare con le parole…
Ho una figlia di 11 anni, controllare il suo smartphone è sbagliato?
L’adolescenza, nonostante la consapevolezza comune che prima o poi arriverà, coglie spesso impreparati sia i figli sia i genitori. Una figlia a 11 anni è alle soglie dell’adolescenza: questo vuol dire che è alle prese con la priorità irrinunciabile di fare esperienze. La “paura di farsi male” è per lei solo secondaria. Solo un atteggiamento di fiducia crescente le consentirà di credere in se stessa. Il controllo serve a poco se manca il rapporto prioritario di fiducia. So che dare fiducia è più faticoso che controllare, palesemente o di di nascosto, ma è proprio questa fatica che i figli riconoscono come presenza genitoriale.
I miei figli hanno 8 e 10 anni e il più grande ha uno smartphone personale, ma quanto tempo è normale che ci passi e quando è troppo?
È il suo buon senso di mamma che stabilisce il tempo giusto! Il vero pericolo è la solitudine che i bambini respirano quando ci dimostriamo preoccupati solo del tempo senza interessarci di quello che fanno online. Un bambino con uno smartphone non si “iperconnette”, cioè non si stacca dal senso del tempo quando si diverte con qualcuno, ma quando si sente solo. La paura dei tempi di connessione è spesso figlia dei nostri sensi di colpa per il poco tempo che dedichiamo a condividere esperienze con i figli, verso i quali dobbiamo imparare a essere più tolleranti e fiduciosi. Aprire alla tenerezza ci rende più autorevoli e credibili.
Ho tre figli e in particolare il grande fa un uso esagerato del cellulare, non lo fa vedere e se gli parli di metterlo via lo fa solo per qualche secondo e poi di nascosto va a giocarci di nuovo… Sono una mamma abbastanza severa, ma non so come mi devo comportare, essendo il primo chiedo di più degli altri, sgrido sempre lui perché fa da esempio negativo per i fratelli.
L’iperconnessione in adolescenza non è una dipendenza patologica ma l’espressione della necessità di avere relazioni con i coetanei. Sarebbe più preoccupante se ciò non accadesse. Lo smartphone a questa età rappresenta il mondo degli adolescenti e contiene relazioni, segreti, intimità giustamente protetti da una password. Suo figlio vuole crescere attraverso esperienze che non può condividere con i suoi genitori e questo è un suo diritto. Per diventare se stesso è chiamato a deludere le sue aspettative. Del resto se c’è un adolescente da una parte inevitabilmente c’è un genitore in crisi dall’altra. La distanza più sana da suo figlio è la fiducia.
Mio figlio ha 9 anni e ha chiesto lo smartphone per il compleanno. A che età è consigliabile esaudire questo desiderio? A volte usa il mio, ma non vorrei che fosse troppo piccolo per averne uno.
Come per ogni altra esperienza con “rischi” (dalla bicicletta al lasciare che attraversino da soli la strada), è importante che il passaggio da un uso saltuario dello smartphone di famiglia a uno personale sia graduale e segua gli stadi di maturazione e di utilità nella quotidianità. A un bambino di 9 anni uno strumento di comunicazione così potente e articolato serve davvero? Piuttosto è più indicato il tablet, che offre ambienti di creatività, sperimentazioni ludiche di più ampia varietà e di uso nello studio e nell’apprendimento, il tutto sempre con l’accompagnamento consapevole dei genitori, che fungono da “bussola” per non smarrirsi nelle complessità di uso e di contenuti.
Quasi tutti i compagni di classe di mio figlio, di quarta elementare, hanno lo smartphone, ma io credo che lui non sia ancora pronto. Cosa gli posso dire?
Suggerirei di confrontarsi con lui, facendolo riflettere sul fatto che spesso lo smartphone risponde più a un bisogno di controllo del genitore, come una sorta di “guinzaglio digitale”. Proverei a ragionare con lui se ne sente davvero il bisogno nel suo cerchio di relazioni amicali e familiari. Ma è effettivamente lo smartphone ciò che lui desidera? O piuttosto un ambiente digitale in cui giocare, esplorare, creare. In tal caso le suggerirei di proporgli strumenti alternativi. Indubbiamente un primo tablet con contenuti multimediali e app indicate, da esplorare e conoscere insieme a suo figlio, è più indicato in quarta elementare.
In che modo posso lasciare libero l’utilizzo di un dispositivo stando comunque tranquillo che contenuti inappropriati non vengano mostrati?
Questo tipo di garanzia è impossibile averla proprio per la struttura aperta, ipertestuale, che caratterizza i prodotti multimediali e gli strumenti digitali basati sulla navigazione in Internet. La prospettiva di utilizzo consapevole e educativa degli strumenti digitali, quali smartphone o tablet, infatti, non è tanto o soltanto quella di un meccanismo di “controllo remoto”: in tal senso esistono, comunque, programmi di parental control, che restringono notevolmente le attività che un minore può fare sullo strumento e limitano l’accesso a gran parte della navigazione web. In ogni caso, l’approccio educativo che consiglio è quello di un accompagnamento, da parte del genitore, alla comprensione di ciò che io, bambino/a, ragazzino/a, vivo, scopro, vedo e creo usando i dispositivi digitali. E questo può avvenire soltanto se facciamo entrare nei discorsi quotidiani familiari anche il confronto, la discussione, sull’esperienza della vita online. Domande quali “cosa hai scoperto oggi navigando nel web?”, oppure “quale app hai usato di più oggi?”, “Hai trovato qualcosa che non hai capito o che ti ha spaventato?” e così via dovrebbero entrare nel lessico familiare, non, però, con l’obiettivo, per il genitore, del controllo fine a se stesso, piuttosto per abituare i propri figli a riflettere sulle loro pratiche, sul sapere che ci può essere fiducia e confronto anche su queste, in famiglia, senza la paura del veto, ma sapendo di poter chiedere aiuto, sostengo, qualora qualcosa li sorprenda, sconvolga o li spaventi. La costruzione della fiducia reciproca attraverso il dialogo è la strategia sicura più duratura.
Come scegliere le app educative “giuste” per i propri figli?
L’offerta di app da proporre ai bambini è sempre più ampia, ma non sempre è facile scegliere. Ecco alcuni criteri che ci possono aiutare: valutiamo il tipo di interattività (evitiamo gesti ripetitivi e compulsivi), gli effetti sonori, i comportamenti proposti e il linguaggio. Evitiamo app con inserti pubblicitari e/o inviti agli acquisti di bonus per continuare a giocare. Attenzione alle app didattiche nelle quali il gioco è secondario rispetto all’esercizio: i bambini se ne accorgono!
Quali attività posso proporre a mio figlio come alternativa all’uso dello smartphone?
Attività da svolgere insieme. Per esempio, aiutiamoli a smontare vecchi giocattoli rotti e, con altri materiali di recupero (bicchieri di carta, bottoni, spazzolini…), costruiamone di nuovi e originali, magari utilizzando motorini di recupero e pile per farli muovere. È divertente anche aiutare in cucina: preparare ricette appetitose è proprio un bel gioco. Mani lavate, grembiuli e cappelli da chef realizzati con la carta, eventuali video ricette da seguire sul tablet e siamo pronti per preparare una torta o addirittura il pranzo della domenica. E se siamo stanchi di stare in casa? Una bella biciclettata di famiglia lungo piste ciclabili o in campagna è proprio quello che ci vuole!