Cos’è il digital footprint: come lasciare meno tracce in rete e proteggere i tuoi dati

6 Marzo 2025

Tempo di lettura: 3 min.

Quando navighiamo in rete siamo come Pollicino: lungo il percorso lasciamo dietro di noi molte ‘briciole’, ovvero dati personali che parlano di noi e che consentono di ritrovarci. Durante le interazioni online possiamo infatti cedere attivamente i nostri dati, per esempio quando ci registriamo ad un servizio digitale oppure lasciamo un commento o un like sotto un post di un social network. In altri casi, invece, li forniamo senza fare nulla di specifico, per esempio quando navighiamo su un sito o utilizziamo un ‘app mobile e i cookie installati tengono traccia delle nostre visite, degli orari di accesso, del modello di browser o della lingua impostata. L’insieme di tutti questi dati viene chiamato digital footprint e costituisce l’impronta digitale che ci rende pressoché unici in rete. 

 

Perché i nostri dati sono così importanti?

Innanzitutto, una volta dati in pasto agli algoritmi delle piattaforme, i dati degli utenti consentono a motori di ricerca, social network, e-shop e servizi di videostreaming di inviare loro contenuti altamente personalizzati. Per esempio, i risultati di una ricerca su Google terranno conto come minimo della nostra geolocalizzazione, mostrandoci quindi i servizi e le realtà più vicini a noi. Oppure, una piattaforma di video on demand terrà conto dei nostri gusti in fatto di film e serie tv per suggerirci nuovi titoli da vedere.
Anche il browser che usi quotidianamente ha un digital footprint che lo rende spesso unico e riconoscibile ai siti. Puoi testarlo con uno strumento online come Cover Your Tracks.  

 

I nostri dati sono importanti anche per chi vuole raggiungerci con contenuti pubblicitari. Ciascun profilo, una volta noto a motori di ricerca, social network e shopping online, verrà preso in analisi per l’invio di annunci personalizzati. Se in passato hai fatto acquisti su siti di abbigliamento, il tuo interesse per la moda verrà tracciato online, anche relativamente a marchi e modelli specifici, per attirare la tua attenzione su inserzioni che pubblicizzano contenuti simili nel corso delle visite successive. Si tratta di veri e propri meccanismi di pubblicità comportamentale, che permettono agli inserzionisti di creare campagne di marketing mirato.

 

I nostri dati non devono finire nelle mani sbagliate

Purtroppo i nostri dati possono interessare anche a malintenzionati che vogliono commettere truffe online. Cybercrimini come il furto di identità o il phishing sono all’ordine del giorno e hanno come obiettivo di entrare in conti bancari, utilizzare carte di credito altrui, produrre documentazione per illeciti, rubare profili sui social network. Anche solo per questo, è bene imparare a capire il valore dei propri dati e a proteggerli. Ricordiamo che in Europa esiste il GDPR (General Data Protection Regulation), una delle normative più evolute sulla raccolta, utilizzo e protezione dei dati personali.

 

La digital footprint parla anche della nostra reputazione online 

C’è un’altra considerazione rilevante in merito alla nostra impronta digitale. Messaggi, commenti, foto e video pubblicati online raccontano molto di noi e contribuiscono a creare la nostra identità digitale. Sin dai primi accessi alla rete prende forma la nostra ‘reputazione online’, che – a seconda dei livelli di privacy con cui ci esponiamo – mostra a tutti o a cerchie più ristrette di persone chi siamo, cosa facciamo, in cosa crediamo. L’impatto di tale reputazione, per esempio in ambito educativo e professionale, può diventare critico e modificarla rimuovendo immagini e informazioni non è né immediato né agevole. Hai mai provato a cercare il tuo nome su Google per vedere che immagine di te restituisce?

 

Come limitare il digital footprint?

È rassicurante considerare che si possono attivare alcune strategie per limitare la raccolta dei dati personali. Per esempio:

  • settare i cookie dei siti internet che raggiungiamo in modo che richiedano solo dati essenziali, senza compromettere la navigazione; 
  • scegliere di navigare in incognito; 
  • capire che tipo di dati vengono raccolti sui social network e lavorare sulle impostazioni di profilazione;
  • modulare alcune opzioni di privacy nei chatbot IA (come Claude e ChatGPT), per esempio scegliendo di non salvare le conversazioni. 


Infine, per proteggere i propri dispositivi e l’accesso alle varie app e piattaforme a cui siamo iscritti è bene ricorrere a password forti e all’autenticazione a due fattori. Attenzione anche a chi forniamo i nostri dati: siti non sicuri possono subire più facilmente fughe di dati e compromettere la sicurezza delle nostre informazioni.

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