A scuola e in famiglia si affrontano sempre più spesso i temi legati all’educazione digitale. Fatti di cronaca che coinvolgono minori nel mondo digitale, ma anche episodi che avvengono tra casa e scuola, portano gli adulti a interrogarsi su come affrontare con i bambini e i ragazzi i pericoli e le insidie dell’online, quella parte della nostra esistenza che si svolge tra reale e virtuale. Cyberbullismo, adescamento, violazioni della privacy, contenuti inappropriati sono i principali pericoli che i genitori temono per i propri figli, contro i quali si attrezzano utilizzando sistemi di parental control, sistemi di geolocalizzazione e azioni educative preventive perché i bambini non si espongono a questo tipo di rischi.
Affrontare il tema dei rischi in rete ricorrendo soltanto ad un atteggiamento limitativo e normativo spesso però non basta. Oltre ai pericoli che abbiamo menzionato, quelli più temuti, ci sono molti altri comportamenti insidiosi che si possono sviluppare in rete e che mettono a repentaglio il benessere psicologico dei nostri figli e in generale di tutti i giovani che passano molto tempo nella sfera virtuale. Hate speech, body shaming, esclusione sociale, ghosting, sexting… sono comportamenti che si manifestano più facilmente nella dimensione connessa, dove è meno immediato prevederne le conseguenze. Si tratta in realtà di vere e proprie imprudenze e offese, che possono mietere feriti e vittime tra le persone coinvolte e hanno il potenziale per sfociare nell’abuso.
Come mettere bambini e ragazzi all’erta da questi comportamenti? Come prevenirli? Come suggerire loro che oltre a ‘non essere cattivi’ in rete devono sviluppare la capacità di ascoltare e modulare la propria voce in base a chi c’è realmente dall’altra parte, insomma a sviluppare empatia online?
Il primo passo come sempre è il dialogo, ma innescarlo in modo astratto rischia di farci perdere la presa e allontanarci dalla realtà quotidiana dei più giovani. Meglio ricorrere a contenuti e situazioni che possano aiutarci a mediare, per intavolare conversazioni che favoriscano comprensione e partecipazione emotiva.
Guardare un film per parlare di emozioni e sentimenti
Prendersi il tempo per guardare insieme un film che parli di temi come inclusione, disagio adolescenziale, bullismo, vita sui social network. Ci sono titoli che – toccando le giuste corde emotive – aprono spontaneamente alla riflessione e al dialogo. Il film Wonder è uno dei più convinti e toccanti appelli alla gentilezza, anche quando a propagarla è una persona che potrebbe a ragione essere arrabbiata con la vita. Il film d’animazione Inside Out mette in scena le contraddizioni, le frustrazioni e i riti di passaggio tipici della preadolescenza, con la giusta dose di umorismo e ironia anche verso le figure adulte. Il docufilm The social Dilemma apre gli occhi sui meccanismi nascosti delle piattaforme connesse, offrendo un valido punto di partenza per capire come non rimanere impigliati nelle insidie di questi sistemi. I titoli non mancano, serve l’occasione per trasformarli in momenti di confronto con i ragazzi.
Fare un semplice gioco di ruolo
“E tu come ti sentiresti se qualcuno ti scrivesse questo messaggio nella chat della classe?”. Provare a invertire i ruoli, chiedere al proprio figlio come reagirebbe se fosse al posto del compagno che è stato escluso da una chat o da un ritrovo, di un amico che viene preso in giro per una caratteristica fisica. Se la situazione non si crea da sé, è possibile proporre un gioco di ruolo, proponendo ai ragazzi, per esempio, di raccontare una storia (una fiaba, ma anche la trama di un libro o di un film) dal punto di vista di un personaggio secondario o di un antagonista. Come suonerebbe la storia di Biancaneve se a raccontarla fosse la matrigna Grimilde? E se fosse Geppetto a raccontare i guai combinati da Pinocchio?
Mettersi nei panni di un altro, anche solo di un personaggio narrativo, è un prezioso esercizio di empatia.
Proporre videogiochi che stimolano l’empatia
Se in famiglia condividete la passione per i videogiochi, si può ricorrere a titoli videoludici che stimolano ascolto, collaborazione, scelte morali e inclusione. Sviluppatori indipendenti propongono videogiochi come Journey, che chiede di comunicare con gli altri giocatori in modo non verbale incoraggiando connessione e cooperazione, o Unravel 2, dove nei panni di due gomitoli di lana legati tra di loro con un filo si collabora per risolvere puzzle ed enigmi. Disponibile anche nella versione mobile, The garden in between è invece una toccante esplorazione dei ricordi d’infanzia condivisi da due amici, attraverso cui i videogiocatori possono vivere un’avventura narrativa in cui le emozioni scorrono e culminano nel finale.
Educare all’empatia online è un passo fondamentale verso la cittadinanza digitale, che ci chiede di essere presenti in rete con attenzione, consapevolezza e rispetto per l’altro.
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