Le chat dei genitori ai tempi del coronavirus

7 Aprile 2020

Tempo di lettura: 3 min.

Le chat dei genitori su WhatsApp, in particolare quella del gruppo classe, di questi tempi si sono fatte più animate (insomma, ancor più di quanto non lo fossero già!). In questo momento sono uno spazio indispensabile, praticamente uno dei modi più immediati che a noi adulti è rimasto per ricevere comunicazioni sulla sospensione delle varie attività dei nostri figli e per supportarci e confrontarci sulle nuove modalità della didattica. Tuttavia, nella mia esperienza – complice forse il clima del #lockdown che abbatte qualche inibizione e spinge a condividere con più facilità emozioni, pensieri e informazioni – sono diventate anche spazio di qualche malumore, insofferenza e messaggio di troppo. E siccome a nessuno fa bene accumulare cattivi pensieri di questi tempi, io mi sono data delle semplici linee guida per fare in modo che le chat dei genitori restino uno spazio utile e frequentabile con serenità. Le condivido qui.

Diamo supporto: non riesco a collegarmi al diario online, non vedo i compiti in allegato, non riesco ad aprire l’account Google Classroom… la didattica a distanza ci dà qualche grattacapo. Credo che chi è un po’ più smart nell’utilizzo della tecnologia si debba mettere a disposizione degli altri, dando una mano a chi ha problemi con gli strumenti e le piattaforme online. Chi conosce risorse utili allo scopo del gruppo (e magari gratuite e accessibili a tutti) le segnali. Ci richiederà un po’ di tempo, forse, ma anche questo è un modo per essere una comunità in un momento in cui il contatto sociale è limitato.

Evitiamo toni polemici: la scuola non reagisce abbastanza in fretta, le videolezioni non ci sembrano utili, i compiti ci sembrano troppi, il programma non va avanti abbastanza spedito… Ci sono reali problemi legati all’organizzazione della didattica online, che è giusto condividere e discutere nel gruppo genitori della classe. Ma non degeneriamo subito nella polemica, avanziamo piuttosto domande, sondiamo le posizioni degli altri e capiamo se stiamo combattendo una battaglia comune o se, in effetti, il problema che rimarchiamo è solo nostro. E, soprattutto, proponiamo azioni e soluzioni, non limitiamoci alla lamentela.

Fermiano le fake news: farmaci miracolosi contro il Coronavirus, sperimentazioni e complotti internazionali, file audio senza nomi e cognomi da fantomatiche corsie d’ospedale, la prevenzione a base di vitamina C… quante ne sono girate di bufale in questo periodo sui gruppi WhatsApp? Moltissime, e qualche volta il veicolo sono stati proprio i gruppi dei genitori. Convinti di fare del bene, a volte agiamo d’impulso e condividiamo notizie sensazionali, ma sarebbe meglio prima verificare la notizia (o la bufala) che stiamo contribuendo a diffondere. Basta pochissimo, una ricerca su Google nella sezione News o sui siti di debunking come Bufale.net o Valigia Blu. E il più delle volte rinunceremo a condividere.

Evitiamo lo spam: rimedi omeopatici, video umoristici, meme su quanto figli e familiari siano difficili da gestire in quarantena… Non dimentichiamo che ogni gruppo ha un suo scopo e che la netiquette implicita vorrebbe che i messaggi che postiamo siano coerenti ad esso. La funzione principale di un gruppo di genitori della classe è di informare e confrontarsi sui temi della scuola e dell’apprendimento, quindi teniamo fede a questa missione. Ci sono sicuramente amici e conoscenti che possono gradire quelle comunicazioni, che nei gruppi classe spesso rischiano di essere “out of topic”.

Siamo gentili: “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre”. È una frase dalla fonte incerta, ma che io trovo illuminante e condivisibile. Sono tempi difficili, spesso non sappiamo cosa stia succedendo nelle case di ciascuno dei membri dei gruppi WhatsApp, a maggior ragione di quelli di genitori, persone che molto spesso conosciamo solo come “mamma e papà di”. Ci sono persone che non possono stare a casa con i figli, ma devono uscire ogni giorno per recarsi in un ospedale, in una farmacia, alla cassa di un supermercato, persone che magari stanno vivendo la malattia o il lutto… Non lo possiamo sapere, ma di certo se nelle nostre comunicazioni avremo un tono composto e parole misurate, saranno più gradite.

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