Qual è l’età giusta per il primo cellulare? Quando introdurre in casa la prima consolle o il primo tablet? Nuove domande educative per le famiglie 2.0, a cui la gestione del consumo tecnologico dei propri figli spaventa e crea ansie digitali. Per evitare di dare regole troppo ferree o di trasformarsi in cyberstruzzi – come definisce Papert il rischio che si ha come adulti oggi (ovvero di subire passivamente questa rivoluzione digitale, considerandola una moda e, come tale, sperando che passi), è necessario cambiare prospettiva e cercare nuove modalità di alleanze e ruoli educativi.
Paradossalmente i nuovi dispositivi digitali offrono l’occasione di rimettere al centro dei processi familiari il dialogo e il confronto.
Educarsi insieme all’uso critico (e non passivizzante) di uno smartphone, di una consolle, o di un tablet passa attraverso i capisaldi dei principi educativi per formare i cittadini e le cittadine, nell’analogico come nel virtuale. Ai genitori di oggi viene chiesto di accompagnare i propri figli nel processo di autoregolazione: spegnere uno strumento, vietarlo, non può essere la soluzione per crescere nella nostra epoca. Perché la risposta alla domanda iniziale non è traducibile in un numero preciso di anni, mesi o giorni in cui è “più giusto” avere uno strumento di comunicazione e navigazione, ma è collegata alla conoscenza dei propri figli: l’acquisto di un device non rappresenta il punto di arrivo di una richiesta, semmai quello di partenza per costruire insieme modelli d’uso e nuovi significati e apprendimenti, anche condividendo alcune regole.
Una buona strategia, per costruire alleanze educative e non un’ottica di pedagogia del controllo, è anche la formulazione di un “contratto condiviso” nel momento che si decide di soddisfare l’acquisto del primo smartphone, per esempio.
Prime regole d’uso
Discutere le regole insieme, condividendole, argomentandole, e non calandole dall’alto, è il principio educativo più importante, sia che si tratti di tecnologie che di altri tipi di strumenti e situazioni, per sviluppare usi consapevoli e dare il giusto valore a comportamenti, cose e persone. Famose sono le iRules della mamma americana Janell Burley Hofmann, raccolte nell’omonimo libro, anche se alcune eccessivamente direttive: semplici regole che ha costruito insieme al figlio 13enne, nel regalargli il suo primo smartphone per aiutarlo a utilizzarlo nel pieno rispetto di sé e degli altri.
Ecco qui di seguito quelle che ho stabilito io con mio figlio, quando all’età di 11 anni abbiamo deciso di regalargli lo smartphone. Rappresentano solo un esempio, e ciascuna famiglia è invitata a costruire insieme le sue regole!
Da oggi sarai il fiero possessore di uno smartphone!
Ma il nostro regalo comprende alcune regole che ti proponiamo: non poteva che essere così, giusto?! Leggi bene il seguente contratto. Spero tu capisca che il nostro compito è crescerti in modo che tu possa diventare un uomo sano ed equilibrato, che sa stare al mondo e coesistere con la tecnologia, ma non esserne dominato. Perché, ricordati sempre, è la relazione con te stesso e con gli altri il valore più importante!
- Il telefono è un regalo che facciamo a te, ma essendo un minore, per la tua sicurezza potremo sempre controllarlo e accedere alle informazioni contenute.
- Se suona, rispondi. È un telefono. Sii educato. Non ignorare una telefonata se sullo schermo vedi scritto “Mamma” o “Papà” .
- Verrà spento per la notte e riacceso alla mattina. Rispetta le altre famiglie dei tuoi amici, come noi vorremmo essere rispettati, dunque non scrivere o telefonare a orari inopportuni.
- Il telefono non viene sempre a scuola con te. Quando accadrà, ovvero quando farai i tragitti da solo, deve essere spento durante le lezioni (a meno che non vi chieda l’insegnante di usarlo) e acceso solo per emergenze. lo riaccendi nel momento dell’uscita.
- Non usare la tecnologia per mentire, deridere o ingannare un altro essere umano. Non farti coinvolgere in conversazioni che possono fare del male a qualcun altro. Sii un buon amico e non ti mettere nei guai.
- Non scrivere in un messaggio o una mail qualcosa che non diresti di persona: la tua identità virtuale è reale.
- Quando sei insieme ad amici o in famiglia, in momenti di condivisione, non distogliere la tua partecipazione, guardando e usando il tuo telefono: non sei una persona maleducata, non permettere allo smartphone di trasformarti.
- Non inviare e non chiedere foto delle tue parti intime o di quelle di qualcun altro. Non ridere. Un giorno sarai tentato di farlo, a dispetto della tua intelligenza. È rischioso e potrebbe rovinare la tua vita al liceo, all’università, della tua età adulta. Il cyberspazio è vasto e più potente di te. Ed è difficile far sparire le cose da questo spazio, inclusa una cattiva reputazione.
- Usa il tuo smartphone in maniera creativa, per esprimere e cercare il tuo punto di vista nel mondo, nella realtà in cui vivi. Chiediti se è necessario fare una foto, un video, postarlo. Cosa vuoi esprimere? A chi vuoi comunicare? Questo può aiutarti a capire che non c’è bisogno di documentare tutto e che non tutto vale la pena di essere postato. Vivi le tue esperienze, rimarranno nella tua memoria per sempre.
- Lascia il telefono a casa, qualche volta, e sentiti sicuro di questa decisione. Non è vivo e non è una tua estensione. Impara a farne senza. Sii più grande e potente della PDPQ, la paura di perdersi qualcosa.
P.S. Lo smartphone è una tecnologia costosa non solo in termini di soldi, ma di ore di manodopera per produrlo: sei responsabile del suo buon stato e di un suo eventuale smarrimento.
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