Alessandro Curioni è uno dei maggiori esperti di cybersicurezza in Italia. Inoltre è papà di Bianca. Un dettaglio non solo anagrafico.
Infatti nel libro “Questa casa non è un hashtag!” (Mimesis Edizioni) affronta con grande sincerità il tema della famiglia e di come siano cambiate le relazioni tra genitori e figli, lasciando che sia proprio la figlia Bianca a scriverne un capitolo.
La Rete non rende il rapporto tra genitori e figli più complicato.
Le regole sono sempre quelle dettate dal buonsenso, che vale sia nel mondo reale sia in quello virtuale.
Il monito dei nostri genitori che ci invitavano a non accettare le caramelle dagli sconosciuti resta un avvertimento sempre valido anche sul web, soltanto che in quest’ultimo caso l’esca non è un dolcetto bensì la richiesta di amicizia o di dati personali.
Ecco perché l’autore suggerisce di affrontare la sfida educativa rappresentata dal digitale e dai social network senza prescindere mai dalla propria responsabilità di adulti e genitori.
Per esempio i social network sono l’equivalente dematerializzato dei luoghi di ritrovo giovanili: giardinetti, oratori, palestre, bar, spiagge e via dicendo. Le situazioni di rischio non sono poi così diverse e i consigli sono analoghi. Valgono le stesse regole di comportamento e relazionali.
Il titolo del libro sintetizza una riflessione condivisa tra padre e figlia. “Questa casa non è un hashtag” è la variazione sul tema “Questa casa non è un albergo” tanto cara ai genitori di alcune generazioni fa.
Mette sullo stesso piano il modo di entrare e uscire da casa senza rispettare nessun orario o disposizione con l’utilizzo senza regole dei dispositivi tecnologici.
Un hashtag per sua stessa natura funziona come aggregatore di contenuti simili per agevolare la loro ricerca.
La casa svolge lo stesso ruolo. Raccoglie persone che in qualche modo si assomigliano, offrendo a chi le cerca un modo per trovarli.
Vi suggeriamo di leggere il libro perché è ricco di spunti di riflessione e di esercizi da fare tutti insieme, in famiglia, per mettersi alla prova in fatto di opportunità e rischi del web.
“Del resto, se chi è adulto oggi prova a fare un tuffo nel passato, ripensando a quei pomeriggi in cui era alle prese con compiti e un po’ di svago, realizza facilmente che il tempo era mediamente scandito da televisore, stereo, enciclopedia, carta, penna, telefono, orologio, macchina fotografica. Oggi, per un adolescente non sono otto oggetti separati, ma uno solo: lo smartphone. Strumento con cui gli adolescenti gestiscono una buona fetta della loro vita e svolgono decine di attività che le generazioni precedenti distribuivano tra diversi oggetti. Pensate allora che abbia ancora senso domandarsi per quale ragione lo hanno sempre in mano? Inutile combattere battaglie di retroguardia cercando di limitarne l’uso, piuttosto investite energie e risorse per fare in modo che lo usino per il meglio.”