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Social e app permettono ai nostri figli un accesso pressoché illimitato a contenuti che potrebbero non essere adatti alla loro età. Sfruttare al meglio le risorse della rete si può ma occorre conoscerne anche i rischi.
Per questo trovate in questa pagina un approfondimento dedicato a tutte le operazioni che – in quanto genitori – dobbiamo considerare per garantire la massima sicurezza ai bambini online.
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Quali regole per la sicurezza dei nostri figli online?
Tutti i genitori, nel momento stesso in cui decidono di consegnare ai propri figli un dispositivo tecnologico (console, smartphone, o altro) dovrebbero essere consapevoli circa le principali potenzialità, le criticità e i pericoli che si possono incontrare.
Innanzitutto è infatti importante avere ben chiaro quale è il tempo massimo (lo screen time) che possiamo concedere ai bambini nell’utilizzo delle tecnologie.
Oltre a questo passaggio fondamentale, è poi utile conoscere alcuni paletti raccomandati dagli esperti: la Società Italiana di Pediatria ha stilato una serie di regole per l’utilizzo tecnologia bambini:
- No a smartphone e tablet per almeno un’ora prima di andare a dormire
- No a smartphone e tablet durante i pasti
- Dai 5 agli 8 anni il tempo limite giornaliero è di 2 ore
La Società Italiana di Pediatria ha anche cominciato a predisporre una guida informativa sulla sicurezza online per i genitori, sviluppata da Fondazione Carolina con il contributo di Meta e raccolto una serie di preziosi dati sull’utilizzo delle connessioni.
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Come gestire la sicurezza e la protezione dei dispositivi dei bambini?
Se in passato prima di affidare un telefonino a un ragazzo si aspettava fino ai 13-14 anni, oggi il primo approccio con il mondo della tecnologia si ha fin dalla più tenera età: a due-tre anni i bambini sono già capaci di scegliere i video con i loro cartoni animati preferiti. A sei anni sono capaci di sbloccare il dispositivo e di lanciare le applicazioni con i videogame. A otto-nove anni sono autonomi in tutto: sanno chiamare, mandano i messaggi e scaricano le applicazioni dal Google Play Store e dall’App Store.
Per molti genitori è un sollievo che i propri figli abbiano uno smartphone sempre con loro: possono conoscere in ogni momento la loro posizione e sapere se sono a scuola. Ma prima di far utilizzare uno smartphone a un bambino è importante compiere alcune azioni.
Privacy
Parental control
Altri accorgimenti
Come insegnare ai bambini a creare password sicure?
Per insegnare ai nostri figli a utilizzare password sicure è necessario in via preliminare capire con chiarezza quando una password è sicura, ovvero quando rispetta alcune regole di base e rende così meno semplice ad una persona o ad un software l’accesso ai nostri dati.
Una password sicura contiene lettere (maiuscole e minuscole), numeri e (preferibilmente) anche simboli, è lunga almeno otto caratteri ed è difficile da indovinare.
Stabilito questo punto fermo, è importante considerare che solo un dialogo con i genitori e gli insegnanti li aiuta davvero a comprendere la sua importanza, il modo più efficace per crearla e il senso della sua segretezza, fornendo al tempo stesso gli strumenti efficaci per ricordarla. è infatti fondamentale confrontarsi con i bambini per capire perché serve proteggersi nel mondo digitale e perché è così importante farlo con delle chiavi d’accesso sicure.
Infine, è fondamentale fare degli esempi, da trovare nelle esperienze digitali che i bambini già conoscono, come per esempio i videogiochi o i giochi nelle app di smartphone e tablet dove sempre più spesso esistono sistemi di autenticazione per il salvataggio di record e avanzamenti nel gioco.
Per approfondire l’argomento e consultare anche una serie di attività pratiche da fare con i bambini a casa e a scuola per imparare a generare e utilizzare password sicure leggi la pagina web che ha realizzato il portale Educare Digitale, il portale di Daniele Catozzella, Media Education Manager, educatore e assistente sociale specialista.
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Rafforza l’attività educativa svolta a scuola dal progetto didattico NeoConnessi seguendo il corso realizzato con la direzione scientifica di Roberta Franceschetti ed Elisa Salamini, esperte di media literacy ed educazione digitale e fondatrici dell’associazione Mamamò, fornisce alle famiglie suggerimenti e strategie per la crescita armonica dei figli, oltre a numerosissimi consigli per rafforzare anche a casa la sicurezza online.
Come insegnare ai bambini l’importanza della propria identità digitale?
Sono due i punti fondamentali da trattare quando si parla di immagini di minori online.
Da un lato insegnare ai bambini l’importanza della propria identità digitale e la necessità di non condividere contenuti di cui un giorno potrebbero pentirsi. Il web infatti – come un diamante – è per sempre e qualunque cosa si posti online è destinato a restare per lungo tempo, anche se si crede di esser riusciti a cancellarlo. Per questo motivo vale la pena parlare apertamente con i propri figli e spiegare loro che qualunque azione si compia su Internet ha una valenza nella vita reale e avere delle conseguenze tutt’altro che secondarie. Anche ad anni di distanza.
Dall’altro lato, va tenuto presente anche il fatto che (ancor più dei bambini) i genitori condividono ogni anno sui social network – secondo le stime del Sole24Ore – una media di 300 scatti dei propri figli esponendoli, spesso inconsapevolmente, a molti pericoli (è il cosiddetto fenomeno dello sharenting, sul quale anche il Garante della Privacy si è pronunciato più volte).
Anche in questo caso dunque non si tratta solo di “insegnare” ai nostri figli, bensì di affrontare insieme a loro un percorso condiviso e che riguarda tutta la famiglia, dando noi per primi – in quanto genitori – il buon esempio.
È giusto pubblicare le foto dei nostri figli sui social network?
Il ruolo dei genitori e la privacy: come comportarci con i nostri figli?
Proteggere i nostri figli è la cosa più importante che c’è. Però a volte potrebbe accadere che i genitori, forse per eccesso di protezione, controllino lo smartphone o leggano il diario personale dei loro figli. Fino a che punto è lecito spingersi in questo tipo di attività? Esiste un diritto al controllo delle azioni e dei movimenti dei figli sul web, senza ripercussioni da un punto di vista della privacy?
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Il controllo delle interazioni online: è possibile monitorare chat e posizione?
Come abbiamo visto poco sopra nel caso della privacy, è possibile, anzi in alcuni casi doveroso, da parte dei genitori, il controllo delle interazioni online dei propri figli. E la possibilità di monitorare in tempo reale la posizione o le conversazioni via chat di un membro della famiglia, saperlo in un posto “sicuro” che sia casa, scuola o altro luogo abitualmente frequentato, rende questa opzione molto appetibile. Tuttavia, non va nascosto il problema relativo alla legittimità del ricorso a tali strumenti, principalmente quando il loro utilizzo diventa un abuso, una vera e propria intrusione nella “sfera privata” del minore.
Pertanto – sebbene sia possibile con i sistemi tecnologici attuali controllare la posizione e le conversazioni di nostro figlio – questo tipo di controllo andrebbe usato solo quando esistono reali e fondati motivi per sospettare che stia accadendo qualcosa di pericoloso. Ed è invece preferibile, da un punto di vista educativo, utilizzare sistemi di parental control che blocchino l’accesso a contenuti, App e funzioni ritenuti pericolosi o inadatti, affiancando a questo tipo di azione un dialogo costante con i propri figli, volto a stimolare in loro la capacità di riflettere, di credere in se stessi e nelle loro capacità, incoraggiandoli a essere più autonomi e a segnalare situazioni sospette, in un clima di fiducia piuttosto che di controllo, perché un bambino troppo protetto continuerà a sentirsi perso e insicuro, non riuscendo a capire come muoversi da solo.
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LEGGI A CASA “NATI DIGITAL – STORIA PER PICCOLI ESPLORATORI CURIOSI”
A scuola come a casa, il tempo della condivisione è prezioso per crescere, sempre. Leggiamo il libro insieme condividendone la lettura e le esperienze digitali. Chiediamolo ai docenti nel flusso dei prestiti che fanno capo alla bibliotechina di classe affinché racconto, divertimento e riflessioni siano condivisi anche in famiglia.
Come proteggere la reputazione dei bambini online o denunciare un abuso?
La reputazione online (o web reputation) è costituita dalla percezione che gli utenti del web hanno di quella persona (Agenda Digitale.eu). E in un’epoca in cui sempre di più i bambini sono presenti sul web, anche dalla prima infanzia (magari tramite l’intermediario genitore) la reputazione digitale è una condizione a cui prestare molta attenzione: non solo per monitorare che cosa gli altri pensano di noi, ma anche di sicurezza nei confronti delle informazioni sensibili e personali.
Ogni azione che si compie online, infatti, va a incidere sulla propria web reputation, poiché ogni comportamento e ogni notizia reperibile in rete contribuiscono a formare l’idea e il giudizio che gli altri hanno di noi.
Per monitorare la reputazione online dei nostri bambini è dunque importante considerare che quando siamo online e utilizziamo il nostro dispositivo lasciamo sempre dietro di noi ampie tracce di dati, la cosiddetta impronta digitale.
Se una singola impronta non è di per sé significativa, l’insieme di tutte quelle che lasciamo costituisce la base della reputazione online, ovvero il modo in cui gli sconosciuti e i conoscenti pensano a noi. E proprio per questo motivo è necessario proteggerla in modo che nessuno possa utilizzarla o alterarla. Come? Ecco 5 consigli pratici!
- Controlla sempre che un sito Web sia sicuro prima di visitarlo
- Limita la quantità di informazioni personali che condividi online
- Elimina i vecchi account inutilizzati
- Aggiorna sempre i software che utilizzi
- Naviga in sicurezza sulle reti WiFi pubbliche utilizzando una VPN
Cosa fare in caso di abusi?
Consulta statistiche e normative sul tema
Secondo una ricerca del Centro per la Salute del Bambino onlus e dall’Associazione Culturale Pediatri (2023) 8 bambini su 10 tra i 3 e i 5 anni sanno usare il cellulare dei genitori, il 30% dei genitori usa lo smartphone per calmare i più piccoli già durante il primo anno di vita e il 70% dal secondo anno.
Questo dato mette in luce – secondo la Società Italiana di Pediatria (SIP) – una scarsa consapevolezza da parte delle famiglie e una condizione di solitudine nei bambini: il 26% dei genitori permette che i propri figli utilizzino i device in autonomia tra 0 e 2 anni, percentuale che sale al 62% per la fascia 3-5 anni, all’82% a nella fascia 6-10 anni e al 95% tra gli 11 e i 15 anni. E a questo si legano rischi documentati per la salute psicofisica di un uso precoce, prolungato e non mediato dagli adulti, dei media device nei bambini da 0 a 8 anni, rilevando interferenze negative sul sonno, sulla vista, sull’apparato muscolo-scheletrico, sull’apprendimento e persino sullo sviluppo cognitivo.